Inizio ottobre. Siamo in un piccolo supermercato, in vacanza, per comprare dei crostini per la zuppa prevista per cena. Sullo scaffale la nostra attenzione è catturata da una confezione semplice e gradevole.
Si chiamano Crostini e già questo ci piace, sapora di sincerità.
Il pack ha un’area trasparente che lascia intravedere il prodotto e quest’area ha la forma di un cuore. Il claim dice L’Italia dal cuore croccante. Anche questo ci piace, non originale certo, ma la coerenza tra il testo e la finestra a forma di cuore, che fa apprezzare con gli occhi la croccantezza di quei piccoli cubetti dorati, ci fa pensare che il prodotto sia sincero come il suo nome.
Anche il prezzo ci piace, anche lui onesto come quel nome senza fronzoli.
Acquistiamo il prodotto.

Alla faccia della sincerità!

Siamo a tavola, per la cena. Manciata dopo manciata quei deliziosi dadi color nocciola si tuffano nel piatto e ancora una volta si dimostrano sinceri: sono davvero croccanti!
Come sempre facciamo, un po’ per curiosità e un po’ per deformazione professionale, leggiamo tutto ciò che è scritto sulla confezione.
Cortocircuito.

viso di giovane donna con espressione disgustata

Lo sguardo torna più volte incredulo qui: Prodotto in Germania / Origine del grano: UE e non UE.
Improvvisamente il sapore in bocca diventa amaro, amarissimo.
Ma come… dove è andata a finire l’Italia dal cuore croccante?! Ci sentiamo beffati e ingannati. Quei crostini non ci piacciono più e questo accade perché trasferiamo la sensazione di delusione dalla comunicazione al prodotto stesso. Ci siamo fidati della comunicazione e abbiamo dato per scontato che nascesse dall’autenticità di un messaggio e dalla sincerità del prodotto.
Che peccato!

Aiutiamoci a leggere la realtà

Mi torna in mente un concetto che mi arriva da Valentina Di Michele, copywriter esperta di UX writing: Scegliere come usare informazioni e parole è decidere se manipolare le persone o aiutarle a leggere la realtà.

“Le manipolazioni generano transazioni, non fedeltà”. (Simon Sinek)

Quei crostini hanno tutte le caratteristiche per essere apprezzati e acquistati senza dover ricorrere a un messaggio di italianità che non li rappresenta per niente. Non fermiamoci alla fiera dello stereotipo… andiamo a fondo nelle cose, c’è sempre un punto di forza da mettere in luce e fare sì che diventi leva d’acquisto. L’etica ha sempre un buon sapore.

È senza dubbio responsabilità nostra che ci occupiamo di progettazione, ma è allo stesso tempo responsabilità di tutti noi che ogni giorno scegliamo cosa comprare e, soprattutto, perché. Pensiamoci prima di mettere un prodotto nel carrello.