Ho davanti agli occhi una scatola Lego® contenente i mattoncini per costruire una macchina fotografica Polaroid. Un contenitore di cartoncino dentro cui si agitano centinaia di piccoli cubetti di plastica colorata.
Detta così, è un po’ spoetizzante.

Però… cos’è che vedo davvero?

Vedo la promessa di un ricordo che si fa materia, intravedo la suggestione di un gesto poetico andato perduto, la gioia del gioco e la gratificazione del costruire con le mie mani. E ancora la contemplazione di un oggetto di memoria che risveglia un tempo nostalgico, il desiderio di metterlo in bella mostra per evocare la stessa emozione nelle altre persone, un frammento di passato che torna in vita con una nuova veste. E poi uno strumento di racconto, scenografia di storie e aneddoti, un fotogramma del passato che si fissa in una composizione nuova e colorata.

Riguardo la scatola. Ora vedo uno scrigno di ricordi e di emozioni.

un uccellino sta osservando un pavone dietro cui si apre una variopinta e ricca ruota, che si espande nello spazio all'infinito, uscendo dai margini della cornice

La questione non è cosa si guarda

…ma cosa riusciamo a vedere.
Pensa a come cambia la prospettiva e al tempo stesso come il nostro sentire si anima e ci anima. È così che un ammasso di mattoncini di plastica riesce a far vibrare le corde dei sentimenti. È quello che riusciamo a vedere che ribalta il racconto e lo eleva, facendoci staccare i piedi da terra.

Pensa ora alle persone che conosci e lasciati sorprendere da tutto ciò che ancora non avevi visto in loro. È una pratica che personalmente trovo potentissima: osservare e sentire, per vedere oltre. Oltre la materia, oltre i limiti, oltre le fragilità, oltre i condizionamenti.

Oltre è un posto dove il ventaglio delle possibilità si apre in una sorprendente ruota dalle mille sfumature. Come coda di pavone che, aprendosi, ci regala un incantevole arco di bellezza.

Sono solo parole

Ecco, le parole. Tempo fa una persona mi disse che le parole nascondono tanti significati e risvolti che spesso rimangono lì congelati. Io risposi che le parole non nascondono. Loro trasportano da sempre montagne di senso, siamo noi che abbiamo perso la capacità di vederlo e la curiosità di cercarlo.

Questo è un esercizio che mi piace spesso fare: interrogare le parole per scoprire tutto quello che hanno da dire.L’etimologia di una parola, per iniziare, è una microstoria che dice tantissimo. Dentro l’origine di una parola ne troviamo l’autenticità.

Osservare con curiosità, sentire, meravigliarsi della scoperta. Con le parole, con le persone, con gli oggetti, con le intuizioni, con le idee.
Ora prova a guardare con occhi nuovi quello che ti circonda e dimmi: cosa vedi adesso?