Nella “puntata” precedente abbiamo iniziato a raccontare dei prerequisiti che secondo noi una persona che vuole fare design dovrebbe avere. Nel caso in cui ti fosse sfuggita, puoi sempre leggerne il contenuto qui: Superpoteri 1 di 3.
Li abbiamo chiamati superpoteri, anche se in realtà il o la designer non è affatto un supereroe. Ci piace però raccontare questa storia così, soprattutto quando parliamo ad adolescenti che stanno iniziando a interrogarsi sul loro futuro, cosa che tra poco faremo. Parleremo a una platea di ragazzini e ragazzine per raccontar loro gioie e dolori del mestiere del progettista.
Il primo superpotere lo abbiamo visto: il super-udito, ovvero la capacità di sentire ciò che non viene espresso. Qual è il secondo?
2 di 3: la pre-visione
Il secondo requisito di un buon designer è la capacità di pre-vedere, cioè di vedere qualcosa prima che esista. Questo è il superpotere che preferisco, perché è quello che ci permette di rimanere eterni bambini. La pre-visione, in fondo, è immaginazione, quella strepitosa abilità che da bambini esercitiamo ogni giorno, attraverso l’esperienza del gioco. Abbiamo immaginato scenari, situazioni, storie, personaggi, oggetti… siamo stati capaci di vedere oltre la realtà e lo abbiamo fatto perché necessario e funzionale alla nostra stessa crescita. Immaginiamo per sperimentare.
Progettare significa etimologicamente gettare avanti, dunque migliorare ed è una cosa che possiamo fare se e solo se preventivamente riusciamo a prefigurarci questo progresso nella nostra mente, in maniera quasi tangibile. Pre-vedere. Per fare questo non serve una vista acuta da occhio bionico, semmai serve mettere in campo alcune di quelle che lo psicologo e docente americano Howard Gardner teorizza come Intelligenze multiple.
7 volte intelligenti
La teoria di Gardner – che dopo più di 20 anni ancora ringrazio perché mi è valsa la lode alla discussione della tesi di laurea – ha cambiato il paradigma della valutazione del quoziente intellettivo di una persona. Siamo soliti, infatti, misurare il nostro grado di intelligenza tramite il QI (Quoziente d’Intelligenza) che, in realtà, considera solamente 2 delle 7 (e anche più) intelligenze di cui siamo dotati: quella linguistica e la logico-matematica. Nel nostro cervello, però, risiedono anche altre abilità, che vanno componendosi in percentuali differenti da persona a persona: intelligenza spaziale, musicale, corporeo-cinestetica, interpersonale e intrapersonale.
Se il super-udito è supportato dall’intelligenza interpersonale, è soprattutto quella spaziale a sottendere la pre-visione. Riusciamo a utilizzare lo spazio, gestirlo e modellarlo con una confidenza e dimestichezza che ci permette di vedere le cose prima che diventino reali e concrete. Riusciamo a collocare le cose, a dare loro una forma, una dimensione, delle proporzioni, un aspetto, un comportamento… in sintesi: una vita.
Oggi, inoltre, al designer viene richiesto di prevedere persino la morte di quella cosa, o una nuova vita, una volta che viene esaurita la funzione primaria.
Perché?
La risposta è semplice, ma lascio che siano le parole del Maestro Ezio Bosso a parlare:
“Perché il domani, quello col sole vero, arriva. E dovremo immaginarlo migliore per costruirlo”.